Parole e immagini di p.pourri, Roberta Pellè

Casa Miggiano è una villa progettata da Umberto Riva nei primi anni ‘90. Situata nell’estremità occidentale del Golfo di Otranto, si affaccia sul porto e sulla città antica. Grazie al sapiente incastro di piani a differenti altezze e di filtri per calibrare la luce, Casa Miggiano si confronta con la tradizione locale pur restando assolutamente moderna.

Una pianta che si sviluppa intorno ad una corte che, come un’unghia, squarcia una geometria apparentemente semplice. Il gioco di sottrazione permette all’ombra di insinuarsi e creare movimento sulla parete curva. Le aperture, contenute e attentamente studiate, fendono le mura spesse e permettono alla calda luce estiva di entrare in casa con rispetto ed eleganza.

 La tradizione viene ridefinita dall’estetica moderna di Umberto Riva che trova ispirazione e forza nell’archetipo della masseria salentina, luogo assolato e solitario in cui tradizionalmente si concentravano tutte le attività della vita campestre di una famiglia. 

Casa Miggiano si sviluppa al partire dal terreno su tre livelli, come un bastione arroccato che si affaccia sul suo giardino. Di fronte il mare, al quale guarda, ma dal quale nello stesso tempo si difende, quasi come per paura di incorrere nella stessa sorte dell’antico fortino in pietra, che si erge a pochi metri da essa, in rovinoso stato di abbandono. 

Dall’altra parte del golfo, si staglia la città antica racchiusa nelle sue mura fortificate. Anche ad essa Casa Miggiano guarda, mettendosi silenziosamente in relazione, con i colori tenui dei suoi intonaci e con i giardini pensili, racchiusi nelle loro mura. Mura che proteggono, ma allo stesso tempo si aprono al mare e alla città, creando ritagli di cielo. Questi volumi infatti appaiono come stanze senza soffitto, come patii sopraelevati, rimandando al tema dell’incompiuto, della rovina. 

Interpretando lo spirito del luogo e calandosi nel contesto, Riva ha così costruito un alfabeto di tracce, che come afferma Giacconi riferendosi all’architettura antica, «sono fatte per ‘quel’ paesaggio per ‘quel’ mare, né potremmo immaginarle altrove, formate con materiale locale, alle cui forme, al cui colore col dominante candore soltanto si addicono l’ulivo, il cactus, l’azzurro intenso, il celeste grigio, la terra bruciata, l’assolato orizzonte, la natura, ‘quella’ natura insomma». (Giacconi 1939, p. 30) 

Casa Miggiano sembra sempre essere stata lì. Essa prende coraggiosamente il suo posto. Anche il suo lungo e stratificato cantiere, durato circa 6 anni, ha fatto sì che alcune scelte si sedimentassero, altre si evolvessero, altre ancora fossero condotte dalla contingenza stessa della costruzione. Architettura come risultato di un processo complesso e non come mera realizzazione artistica in sé. Essa incorpora il fattore tempo già nella sua costruzione, nasce già antica.

A metà strada tra masseria e torre da avvistamento, Casa Miggiano coniuga l’austera semplicità della costruzione salentina con la tipologia architettonica della casa di riposo e vacanza, che, come scrive Gio Ponti su «Domus» nel 1934, è «l’esempio di una casa, che, accanto a un buon funzionamento e a una costruzione non molto costosa, avvicini pure ciò che il nostro spirito vagheggia: essa si svolge, alla pompeiana, attorno a un cortile aperto su un lato, disposizione oltremodo bella e intima che deve tornar consueta e che Italiani debbono ancora amare» (Ponti 1934, p. 18).

E’ questa apparente semplicità che caratterizza la cultura dell’abitare mediterraneo. La ricerca di un mito antichissimo che accumuna popoli diversi, che non si identifica in un solo carattere autoctono, ma affonda le radici in un sapere antico, stratificato. Come Gio Ponti nelle sue pubblicazioni sulla casa vacanza degli anni ’30 ricerca la casa all’italiana nelle sue origini mediterranee, così Riva assolutizza la tradizione salentina, attraverso un linguaggio che dialoga con il paesaggio, con la luce e con la materia.

Chi era Umberto Riva

Nasce a Milano a fine anni ’20.

Si laurea in architettura a Venezia nel 1959, intraprende la professione a Milano,  guardando a grandi architetti come Carlo Scarpa e Frank Llyod Wright e incarna un modo di progettare lento, attento ai dettagli e alla relazione con il contesto. 

Numerosi sono i suoi progetti di ristrutturazione in cui riesce a coniugare un’estetica moderna rispettando la preesistenza.

Riceve la Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana bel 2003 con il progetto dei Magazzini Fincantieri di Castellamare di Stabia, occasione durante la quale riceve la Medaglia d’Oro alla Carriera.

Muore a Palermo nel 2021, lasciando un’ inestimabile eredità di progetti e sperimentazioni che spazia dall’architettura al design.

Sitografia

https://www.famagazine.it/index.php/famagazine/article/view/218/831

https://www.cca.qc.ca/en/archives/449936/umberto-riva-fonds/484729/architectural-projects/484769/casa-miggiano-miggiano-house-otranto-italy-1991

https://www.architetturadipietra.it/wp/?p=4810

Share