di Ingrid Vernice

Classe ’78 originario della Calabria, Massimo Ivan Falsetta è un regista di produzioni cinematografiche indipendenti, specializzato in produzioni pubblicitarie.

Dagli inizi come assistente alla regia di Giuseppe Tornatore e Vittorio De Seta, proseguendo con un passaggio obbligato per gli studi e le prime collaborazioni con il Centro Sperimentale di Cinematografia, ai numerosi premi nazionali e internazionali per le sue produzioni, Falsetta non ha mai abbandonato la sua passione per il cinema in tutte le sue forme.

Ma c’è dell’altro: Falsetta è anche il fondatore e direttore artistico del “Roma International fashion film festival”, il primo festival romano dedicato al potere comunicativo dei fashion film.

Il 2020 è stato per lui un anno di svolta, infatti è stato il regista pubblicitario italiano più premiato; per questo si può definire il maggior sostenitore del linguaggio dei fashion film ed esperto di branded content marketing e cortometraggi brandizzati.

Con lui abbiamo parlato del futuro della comunicazione e dell’impatto che i fashion film hanno avuto per i brand durante la pandemia.

Ph Roberta Beneduce

Ci racconta degli inizi della sua carriera nel mondo del cinema?

La mia carriera cinematografica è cominciata quasi per caso. Durante gli studi universitari alla facoltà di farmacia iniziai ad avvicinarmi al mondo della regia partecipando e vincendo un contest per uno spot della Tim, per poi girare il mio primo spot a vent’anni.

Dopo la laurea, comincia ad esercitare la professione di farmacista preferendo i turni di notte che mi permettevano di frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia.

I primi passi sono stati nel ruolo di assistente alla regia in molte produzioni cinematografiche e pubblicitarie tra cui, ricordo con affetto, i celebri spot Sicily e Dolce & Gabbana Parfums al fianco di Giuseppe Tornatore.

Tra corti, cinema indipendente, produzioni pubblicitarie e anche un libro, arriviamo al 2020, quello che mi piace definire l’anno di svolta per la mia carriera. Le mie ultime uscite hanno vinto numerosi festival e premi; ad esempio il prestigioso Fashion Film Festival di Chicago, vinto con il fashion film Eclettico, un’opera in cui l’amore prende le forme di un viandante tentato da moderne sirene.

Ci spiega cos’è un Fashion Film?

Il nome è fuorviante, porterebbe a pensare che siano film sulla moda, alla “Il diavolo veste Prada”; in realtà parliamo di corti, prodotti cinematografici dall’estetica molto curata, che hanno lo scopo di diventare pubblicità non troppo evidenti.

Io la vedo come una forma d’arte, in più, rappresenta un win win per le aziende.

Parti fondamentali per parlare di fashion film sono: il brand che lo commissiona, un regista, un prodotto che non viene pubblicizzato in modo esplicito.

Il regista pubblicitario viene quasi visto come uno di serie b tra gli addetti ai lavori, ma io ne vado fiero. Anche registi di fama mondiale come Garrone, Tornatore, Sorrentino si sono prestati alle collaborazioni con brand del calibro di Dior, Dolce & Gabbana e Bulgari, dando vita a fashion film di altissimo livello.

Io amo questa tipologia di lavoro che ti lascia libero di sperimentare, dove l’estetica raggiunge il suo apice. Solo i budget aggiungono qualche paletto ma, per il resto, a livello di contenuti e libertà di espressione non ci sono limiti.

Un fashion film non è una pubblicità nuda e cruda, è sottile, liberatorio, borderline, tra il comprensibile e l’incomprensibile.

Parliamo di corti brandizzati, commissionati dai brand in cui raccontare la storia aziendale, i tratti distintivi di un brand e le sue suggestioni.

Ph Roberta Beneduce

Da dove nasce l’esigenza dell’International Fashion Film Festival di Roma?

Nasce per dare rilievo a quest’arte cinematografica.

Con la mia collaboratrice Sara Paterniani, con cui condivido il progetto di una casa di produzione, decidiamo di dare spazio nella Capitale ad un festival internazionale dedicato completamente ai fashion film. La prima edizione si è tenuta lo scorso giugno e ha avuto un notevole riscontro sia in termini di pubblico che di partecipazione di registi nazionali e internazionali: parliamo di registi pubblicitari veri e propri.

Stiamo già preparando la prossima edizione che si terrà a novembre di quest’anno.

Si è parlato molto di fashion film durante la pandemia, quali sono stati i vantaggi per i brand?

Con la pandemia le aziende di moda sono sopravvissute grazie a questa tecnica di racconto. I brand hanno visto un’opportunità di guadagno nei fashion film, sia in termini di visibilità che di vendite online. È così che molte realtà sono riuscite a sopravvivere ai mesi duri del lockdown.

L’introduzione dei fashion film ha sovvertito il mondo della moda; questi corti spesso anticipano le sfilate, vengono pubblicati sui siti dei brand e ne narrano le emozioni, le ispirazioni e i concept creativi in modo più diretto rispetto ad un fashion show.

Non solo per i grandi brand moda, funzionano anche per le piccole e medie imprese con budget più ridimensionati; la risonanza dei fashion film può veicolare i settori più diversi.

Il mercato è in costante crescita e questo dimostra che è una giusta strategia.

La regola fondamentale è che il regista sia etico e professionale, perché il futuro della comunicazione, non solo di moda, è questo. 

www.massimofalsetta.com

www.rifff.it

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