di Ingrid Vernice

In un maestoso palazzo d’epoca, nel cuore di Napoli, la tradizione legata all’abito da sposa pulsa di una nuova contemporaneità.

Abbiamo incontrato la giovanissima Caterina Chiaiese, terza generazione dell’Atelier Le Baobab.

Caterina è cresciuta a pane e moda. Sua nonna, omonima, e sua madre, Paola, le hanno insegnato l’arte del buon gusto, la cura del particolare e il rispetto per quelle che tutti nell’atelier partenopeo definiscono vero patrimonio dell’umanità: le preziosissime sarte.

Dopo gli studi in styling allo IED di Roma e un’esperienza londinese di cinque anni come buyer per Isabel Marant e Céline, Caterina torna a casa, a Napoli, per dare manforte all’attività di famiglia, che, con il COVID-19, stava attraversando le ormai note difficoltà.

Una scelta non facile che, però, le sta portando grandissime soddisfazioni. Abbiamo parlato con lei di famiglia, artigianato e dei gusti delle spose di oggi.

Da dove nasce Le Baobab?

Il baobab è un albero intriso di leggende e miti all’interno della cultura africana. Una delle più affascinanti narra che i suoi fiori si schiudano durante le ore notturne, aprendosi soltanto una volta l’anno e diffondendo un aroma intenso e avvolgente. Questi fiori racchiudono molteplici significati simbolici, rappresentando non solo la fertilità, la rinascita e la bellezza divina, ma anche il legame profondo con gli spiriti degli antenati. Proprio uno di questi fiori venne regalato ai miei nonni che ne rimasero affascinati tanto da sceglierlo come nome dell’atelier. Il tema della natura è ancora oggi ricorrente nelle nostre collezioni; foglie, farfalle e fiori fanno capolino tra i preziosi tessuti donando uno stile etereo e senza tempo ad ogni capo.

Quali sono le clienti tipo di Le Baobab e come sono cambiate nel tempo?

Abbiamo una clientela cosmopolita. Molte delle nostre spose provengono dagli Stati Uniti, oppure sono ragazze italiane che lavorano all’estero, spesso in settori creativi, e cercano abiti non ordinari, speciali e chiaramente su misura. In una parola, unici.

Non sono tanto le clienti ad essere cambiate, quanto i matrimoni. Oggi sono felici, divertenti; sono occasioni gioiose dove sfoggiare mise persino eccentriche. Un tempo poche volte si andava oltre il tailleur da viaggio, oggi, sempre più spesso, ci chiedono l’abito per la cerimonia più romantico e con il velo e quello per il party più grintoso ed esuberante.

Qual è uno dei grandi trend nel mondo degli abiti da sposa?

Stiamo registrando una grandissima richiesta di abiti corti per le cerimonie, più gestibili e magari anche da riutilizzare in altre occasioni. Pezzi come i nostri è un peccato lasciarli chiusi negli armadi. Capita sempre più spesso che ci vengano commissionati completi e tute per coppie di spose, anche questo un segno dei tempi.

Come viene realizzato un vostro abito su misura?

C’è una prima fase di consulenza in cui scegliamo il modello e i tessuti e poi passiamo alla realizzazione del capo in telino per la prima di tre prove. Il processo creativo è totalmente artigianale e richiede tempo, per questo consigliamo alle nostre clienti di ordinare il proprio abito almeno otto o nove mesi prima del grande giorno, anche per tutelare le nostre sarte e il loro lavoro. Preferiamo accettare una richiesta in meno e mantenere la nostra clientela di nicchia piuttosto che offrire un servizio approssimativo e mettere in difficoltà la sartoria con le troppe richieste. Pensate che per realizzare un singolo velo possiamo impiegare anche più di trenta giorni di lavoro.

Che tipo di apporto innovativo hai dato all’attività di famiglia?

La nostra è una sartoria storica, nata negli anni sessanta. Il primo atelier aperto dai miei nonni catturò subito l’attenzione della città con il suo stile innovativo e l’arredamento esotico, in cui le cui principali protagoniste erano le canne in bambù che adornavano gli spazi. Diventò un punto di riferimento per la moda dei tempi, tanto che vide passare personaggi di spicco come Krizia e Walter Albini. Con gli anni e l’ingresso di mia mamma Paola, i servizi si sono moltiplicati: oggi è lei a occuparsi della consulenza d’immagine completa per le nostre clienti. Io, invece, ho contribuito a introdurre un filone narrativo per le collezioni e lo styling, avviando collaborazioni con artigiani che creano accessori e copricapi unici. Ho introdotto anche una rinnovata attenzione per la comunicazione social e il branding, enfatizzando ulteriormente l’identità già forte e la storia dell’atelier.

Qual è uno dei problemi principali che riscontra chi oggi lavora nell’ambito sartoriale?

In tutta onestà credo che ci siano due grandissimi problemi legati al futuro del mondo sartoriale: uno è senza dubbio la mancanza di artigiani dell’ago e filo; infatti è sempre più faticoso trovare manodopera con la competenza e la passione necessarie per questo lavoro. L’altra problematica è invece legata alla difficoltà di reperire le materie prime di qualità; i tessuti provenienti dalla Cina sono sempre più presenti e le nostre eccellenze italiane perdono competitività. Come Le Baobab cerchiamo di stipulare accordi di esclusiva con le aziende tessili d‘eccellenza presenti in Italia per garantire l’unicità e la qualità dei nostri capi.

Prossimi progetti per Le Baobab?

Abbiamo in progetto due nuove aperture: la prima sarà in realtà una riapertura a Napoli, un ritorno alle origini perché, dopo alcuni anni, apriremo nuovamente le porte della nostra prima sede. La seconda, probabilmente, sarà l’apertura di uno showroom a Milano, tantissime clienti ce lo stanno chiedendo e noi cercheremo di accontentarle quanto prima.

Dopo oltre sessant’anni Le Baobab continua a incarnare l’essenza dell’arte sartoriale italiana, combinando maestria artigianale, innovazione e un’attenzione meticolosa per i dettagli. Grazie alla visione audace di Caterina, l’atelier contribuisce a definire i canoni di un’eleganza senza tempo e a delineare un’immagine contemporanea delle spose di oggi.

Photo courtesy: Atelier Le Baobab

www.lebaobabsposa.it

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